Comune di Ro

La Miseria

 

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La “Sagra dla Miseria” di Ro è una manifestazione nata per riscoprire i piatti poveri, ma gustosi del passato. Si svolge tra l’ultima settimana d’Agosto e la prima di Settembre, a cura della Società Sportiva Roese, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Ro ed il Centro Studi Territorio – Ambiente Riccardo Bacchelli.
Il nome potrebbe far pensare alla scaramanzia: ad una formula magica per propiziarsi la fortuna, una festa, un rito per allontanare le forze malefiche o eludere le avversità.
In effetti, le motivazioni ci sarebbero: le vicende del territorio sono legate a quelle del fiume. Il Po è stato decisivo nelle origini dei nostri paesi e nella loro storia successiva con le innumerevoli alluvioni e le periodiche esondazioni ed ha caratterizzato il territorio, frutto di un sottile equilibrio fra terra ed acqua. Se si pensa alle condizioni del passato, sono rimaste nella memoria della nostra popolazione proprio devastazioni, lutti e soprattutto miseria.
Coniglio Mannaro, personaggio della seconda parte de Il Mulino del Po, celebre romanzo storico di Riccardo Bacchelli per difendere dalle piene il podere della Cà Morgosa, (truffato al possidente Vergoli), grazie alla strega locale Cotica Strinata, pure lui stringe un patto col demonio. Il Po in ogni modo straripa ed oltre la pazzia, si aggiunge la miseria per la perdita di tutte le cose. E’ anche la fame: Cecilia, la moglie, è costretta a chiedere la carità, rimasta sola con sei figli, ha l’onere di mandare avanti i mulini. 
Il realismo storico dell’opera, la popolarità, che si dispiegano nella parte narrativa e storica, l’individuazione minuziosa delle coordinate geografiche ed ambientali entro cui la vicenda si svolge, i dialoghi che ricreano il parlato ed il massiccio uso dei proverbi che connota tutta la seconda parte, risentono del gusto per la descrizione minuta e per la scrupolosa resa dei tratti linguistici particolari. 
Lo stesso titolo “La Miseria viene in Barca” del secondo volume del “poema molinaresco” è un proverbio che aumenta il tono intenso e drammatico di quest’epopea degli umili, densa d’altissima poesia. 
Figlio di un abbraccio infinito fra terra ed acqua, il nostro è un territorio interamente costruito dall’uomo. 
Lunghi canali liberano campi verdi e teneri a primavera, caldi e dorati nell’estate, neri e fumanti d’inverno.
L’antico cigolare delle carriole che ha aiutato a separare l’acqua dalla terra è stato sostituito da quello duro delle ruspe, ma nell’aria, fra gli alti pioppi, si possono udire ancora i canti della fatica e dell’amore degli scariolanti.
Parimenti si ricordano quei piatti che hanno assicurato la sopravvivenza alle antiche popolazioni, povera gente che viveva sulle rive del fiume, ai tempi dei mulini: sapori rubati ad una terra un tempo avara ed ora prodiga di raccolti e all’acqua che da sempre scorre lenta, placida ma anche inesorabile, perché può proseguire inerme e tranquilla o avere delle improvvise accelerazioni, degli scatti imprevisti, così com’è la vita d’ogni uomo.
Mangiare bene per noi Roesi significa scegliere ingredienti genuini, avere una cura tutta speciale nella preparazione, abbinare ingredienti, aromi e sapori. Da qui è nata, con la Sagra della Miseria, la pratica della semplicità e della sostanza, un appuntamento per chi cerca sapori allo stesso tempo nuovi ed antichi, che hanno odore dei pasti dell’infanzia, dall’arringa affumicata con polenta alla minestra di fagioli: piatti della nonna che ritornano alla ribalta.
La tradizione quindi rivive in tavola con pietanze insolite: una bella festa, gradevolissima, che di misero ha solo il nome e tanto gusto.   
Nata una decina d’anni fa, con l’intenzione di portare un supporto alla “Società Sportiva Roese Calcio”, la sagra ha saputo costruirsi un’immagine solida ed un pubblico affezionato, tanto che ormai da anni è un appuntamento imprescindibile per le escursioni estive. Iniziative collaterali, inoltre, sono collegate ad essa atte ad arricchire di significato l’impegno a sviluppare cultura, gastronomia e conoscenza del territorio.
Il “Centro Studi Territorio – Ambiente Riccardo Bacchelli” è impegnato da anni nella valorizzazione del territorio di pianura e, fra gli impegni più importanti, ha assunto la promozione del PARCO LETTERARIO R. BACCHELLI, a Ro e Guarda Ferrarese: luoghi in cui lo scrittore ha ambientato il suo romanzo storico. In quest’ambito si programmano visite guidate in bicicletta, con soste che prevedono letture, canti popolari, sorprese, performance ed assaggi di prodotti locali delle aziende agricole, che s’ispirano nel loro lavoro al recupero della cultura ed ai concetti della sostenibilità ambientale.
Le escursioni attraverso i luoghi bacchelliani mirano a far rivivere un’esperienza intensa ed arricchire il visitatore di pezzetti di mondo avvincenti e scorci di spazi autentici. Conoscere quest’ambiente matura la certezza che il Bacchelli, nello scrivere il suo poema, ha valorizzato l’intima natura di questa terra, e percorrerla è come entrare in un libro, muoversi tra le sue pagine, vivere le emozioni descritte dall’Autore, nei luoghi della sua ispirazione. 
Un ulteriore tuffo nel passato si ha visitando il mulino galleggiante ormeggiato vicino all’attracco fluviale di Ro; è funzionante ed ha scopi museali e didattici.
La natura è grandiosa e seducente, sembra persino d’essere in un’altra dimensione, tra cielo e terra, dove tutto è silenzio e poesia.
Fra gli argini, le golene, scorre placido il gran fiume e si vedono alzarsi timidi, svettando per l’aria, chiassosi pioppeti; nel Parco perifluviale ricoperto d’antichi boschi, piccole oasi piene di luce e di colori fanno apprezzare la straordinaria bellezza di un territorio che si trova a pochi passi da casa. 
Per riscoprire atmosfere dimenticate, assieme ai percorsi nelle fattorie didattiche, alle antiche ville padronali, il territorio va connotandosi sempre più e, riscoprendo le sue origini più profonde, sta ritrovando una forte identità.